Perché i giovani risultano essere la popolazione più colpita dal disagio?

26 Aprile 2020

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Come abbiamo potuto vedere dall’analisi dei dati in questo momento di emergenza, la fascia della popolazione più colpita riguarda gli adolescenti e i giovani adulti, i quali, presentano livelli di disagio maggiori nelle tre scale da noi valutate (Preoccupazione, Cambiamento, Stato Emotivo)

Negli articoli precedenti abbiamo già cercato di mettere in luce quelle che sembrerebbero le variabili con maggiore incidenza; “perdita o assenza di lavoro, maggiori incertezze rispetto al proprio futuro, pensieri ruminativi legati a se stessi e alle proprie possibilità di autorealizzazione”.

Queste variabili si mostrano valide sia per i giovani adulti sia, per gli adolescenti, con “l’aggravante” che ai ragazzi, oggi, è stato tolto tutto o quasi.

Non è nuovo il decreto riguardo la scuola, inserito nella manovra “Cura Italia”, non si tornerà in aula prima del nuovo anno scolastico, senza alcuna garanzia che si possa effettivamente rientra in classe a Settembre.

In questo modo molti dei nostri ragazzi non potranno vivere l’esperienza dell’esame di stato, della gita di fine anno, non avranno la possibilità di stare in gruppo e studiare sino ad arrivare alla tanto attesa notte prima degli esami. Gli verrà tolta la possibilità della prima vacanza da “adulta/o” dopo la fine della scuola, della prima estate di libertà e degli amori vissuti al tramonto in riva al mare.

Stiamo davvero chiedendo moltissimo ai nostri ragazzi. Loro rispondono, annuiscono, rispettano le regole e i decreti fin qui stabiliti, ma a quale costo?

Qual è e quale sarà il prezzo  che stanno pagando e che pagheranno i nostri ragazzi in nome di un bene superiore, in nome e per la sicurezza dell’intera popolazione?

Questi ragazzi che per la prima volta nella loro esistenza si ritrovano ad affrontare qualcosa che tutte le generazioni in vita non hanno mai visto, qualcosa di molto grande, tanto da coinvolgere l’intera umanità, ma altrettanto piccolo da rendersi invisibile ai nostri occhi.

Gli chiediamo di rimanere in casa e di capire qualcosa che noi adulti stessi facciamo fatica a capire, gli viene chiesto loro di stare in famiglia, la stessa famiglia dalla quale molto spesso desiderano scappare e, non necessariamente perché non sia un luogo sicuro, ma molto più semplicemente perché la loro vita è fuori. Gli adolescenti sono aquile che scoprono di saper volare e, qual è il primo battito d’ali che si compie se non quello di volare fuori dal nido, di scoprire il mondo e meravigliarsi della vita fuori da quelle quattro mura e scoprire di potercela fare, di non essere soli.

Hanno un nido, si, ma scoprono che il mondo è un luogo ricco di case e le persone possono essere altre famiglie, altri posti sicuri. Stiamo chiedendo ai nostri ragazzi di rallentare, di fermare la loro corsa alla conoscenza della vita e di loro stessi, stiamo chiedendo loro di arretrare rispetto alla loro stessa individuazione, di aspettare per scoprire chi sono e di rimanere ancora un po’, per un altro po’ figli.

I nostri ragazzi abbassano il capo e accettano, pagando il prezzo più alto di tutti di noi, si arrabbiano, piangono, si rinchiudono nelle loro stanze e utilizzano l’unico strumento di socializzazione che hanno a loro disposizione, internet.

Passano intere giornate al pc o al telefono, tra un messaggio e una video chiamata, tra un gioco online e una serie tv che gli consente di evadere da quelle quattro mura e di identificarsi ora, con uno ora, con un altro personaggio, ma questo non basta.

Il rischi maggiori ai quali vanno incontro sono il ritiro e l’isolamento, prendiamo ad esempio il fenomeno degli Hikikomori, in crescente aumento, o l’altrettanto probabile sviluppo di una dipendenza, da internet, dal gioco, o altre forme dette di dipendenza comportamentale.

Internet non basta perché ai nostri ragazzi è stato tolto qualcosa che forse non è ancora del tutto chiaro nemmeno a loro, il contatto, il calore umano, quel calore che non è più di mamma o papà, ma il calore dell’altro che è diverso da me.

L’ abbraccio di un’amica, la carezza, l’incontro degli occhi, le verità profonde delle mani, i baci, le mani tra i capelli, lo sfiorarsi dei corpi ancora troppo imbarazzati per andare oltre, l’eccitazione del primo momento di intimità, la scoperta di se stessi e della propria sessualità.

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